Fillon candidato all’Eliseo

Un avversario credibile contro Le Pen

Le primarie neogaulliste hanno scongiurato il rischio di un ritorno di Sarkozy, il politico che con scelte sbagliate ha portato lo schieramento Repubblicano allo sbando degli ultimi anni. Fillon ha invece tutti i crismi per diventare un serio e credibile candidato all’Eliseo. Sodale di Philippe Seguin, che a suo tempo si oppose agli accordi di Maastricht, Fillon ha un senso sviluppato delle tradizioni nazionali francesi, tale da poter competere con la destra più aggressiva. Il suo programma è privo di keynesismi, di rigore assoluto. Prevede 500 mila funzionari pubblici da tagliare insieme a centinaia di milioni di spesa pubblica. Questo non per soddisfare le esigenze della Commissione europea, ma perché Fillon è davvero convinto che la Francia sia un paese giunto ad un passo del fallimento per la grave sconsideratezza finanziaria. Sostenitore del dire la verità per quanto scomoda possa essere, Fillon ritiene che i francesi abbiano spalle abbastanza larghe per affrontarla. Il suo programma non è comunque solo di lagrime e sangue, perché i tagli servono a reperire anche risorse da reinvestire nel sociale e nelle campagne, quella Francia contadina che troppo è stata trascurata dal governo socialista in carica. Poi Fillon gode di appeale perché si è mostrato fermo sul tema dell’influenza mussulmana in Francia e dell’immigrazione in generale. Cattolico di ferro, non è intenzionato a rimuovere i diritti civili conquistati, ma le simpatie tradizionaliste che alimentano il Front national sono molto sensibili lo stesso alla sua personalità. Per questo Fillon sembra il candidato più adatto per contrastare la marcia di Marine Le Pene, togliendole terreno fertile, soprattutto ora che il partito socialista viene già dato per morto, il candidato Repubblicano è l’ultima speranza a cui ci si può rivolgere. Senza considerare, che solo gli interventi economici promessi da Fillon, possono evitare il rischio di una Francia fuori dall’euro esattamente come Grecia, Portogallo e Italia. Il nuovo paradosso dell’europeismo è quello da essere tutelato da un garbato euroscettico.

Roma, 28 novembre 2016